Gli italiani, oltre ad essere appassionati di automobili, tendono ad utilizzarle moltissimo per diversi motivi, dagli spostamenti per ragioni professionali ai viaggi di piacere con il partner o la famiglia. Tuttavia, è un mezzo che tende a gravare tanto sulle tasche di ciascuno. Infatti, basti pensare al costo dell'assicurazione e soprattutto della benzina. In effetti, tra i balzelli che fanno incrementare tali spese, vi sono anche le accise sulla benzina, che nel corso del tempo e degli eventi si sono aggiunte.
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E proprio le accise sulla benzina che rendono il rifornimento di carburante per gli automobilisti italiani molto più costoso rispetto a quello effettuato in altre parti d'Europa. Naturalmente, bisogna considerare anche l'Iva: altra imposta che va ad associarsi alle prime e che rendono davvero notevole l'esborso economico per ogni litro di benzina. Prima di andare a scoprire quali siano le accise sulla benzina, anche particolari, che ancora gravano sul costo dei carburanti, chiariamo cosa esse siano.
Conoscere bene cosa ci sia "dietro" il costo di un litro di carburante infatti ci permette di sapere le conseguenze a cui si va incontro ogni qualvolta si parli di accise e di possibili variazioni di queste, sulle quali alcuni governi di tanto in tanto effettuano degli annunci, ma spesso senza far seguire alcun intervento effettivo o reale per i cittadini. Come vedremo, di accise ve ne sono tante e sono state inserite per molteplici situazioni o eventi, anche in periodi lontanissimi rispetto a quelli nostri attuali.
Un balzello economico che incide sulla benzina
L'accisa, in ambito economico, non è altro che un'imposta che grava sulla fabbricazione e sulla vendita di prodotti di consumo, tra cui troviamo, ad esempio, bevande alcoliche, energia elettrica, gas metano, fiammiferi, tabacchi lavorati e, appunto, carburanti. In pratica, essa si basa sulla quantità di un bene venduto, anziché sul prezzo o valore di questo (come può essere invece l'Iva, che rappresenta una percentuale sul prezzo di vendita appunto).
Tutto ciò va ad incidere, come detto, sulle finanze degli automobilisti italiani, che fanno largo uso del proprio veicolo, sia esso un'automobile che uno scooter o una moto. Infatti, la percentuale di queste imposte sul prezzo del singolo litro di benzina incide per circa il 64%, a fronte del 36% del costo della semplice materia prima. E nel nostro Paese, per questo particolare tipo di carburante, ad esempio, si spendono circa 40 centesimi di Euro in più rispetto all'Austria, 30 centesimi invece rispetto alla Spagna, mentre con la Germania ci si ferma a soli 20 centesimi in più.
Nel corso dei decenni, in Italia, le accise sulla benzina (ve ne sono comunque anche su altri prodotti di largo consumo, come abbiamo visto, tra cui alcolici, tabacchi lavorati ed energia elettrica) sono state giustificate o attribuite a diverse cause, come ad esempio la necessità di fornire una sorta di compensazione ai danni ambientali (cosiddetta Green Tax) oppure ad emergenze di cassa delle autorità statali o, ancora, ridurre in qualche maniera le importazioni e la dipendenza del nostro Paese da fonti energetiche estere.
Un'imposta di ogni genere e per ogni evento
Le accise sulla benzina tendono ad essere varie ed a costare all'incirca sui 728 Euro per ogni mille litri di benzina e quindi 0,728 centesimi al litro. Ma se andiamo a vedere quali sono nello specifico, scopriamo che esse sono le più diverse e, in alcuni casi, anche assurde. Infatti, ancora ne paghiamo una per finanziare la guerra d'Etiopia risalente al 1935-36 ed all'epoca di Mussolini e dell'Italia fascista e risulta dello 0,00098 di Euro al litro.
Si attesta invece sullo 0,00723 quella risalente al 1956 e servì a fronteggiare la crisi politico-militare del canale di Suez in Egitto e l'aumento del costo del petrolio. Un'accise sulla benzina necessaria (che ancora resiste tuttavia) fu quella del 1963 e che venne inserita per finanziare la ricostruzione delle cittadine colpite dal disastro del Vajont, a cavallo tra le province di Belluno e Pordenone e che incide per lo 0,00516 di Euro/litro.
Altrettanto meritevole ed importante (ma purtroppo sempre valida tuttora) è l'accise sulla benzina inserita per finanziare la ricostruzione di Firenze, dopo l'alluvione del 1966. Grava per 0,00516 di Euro per ciascun litro di benzina. Lo stesso importo è quello che si paga invece per aiutare le popolazioni del Belice (Sicilia), a seguito del terremoto che colpì la zona nel 1968 e di cui ancora finanziamo la rinascita.
Sempre dirette a favorire la ricostruzione delle zone colpite sono le accise sulla benzina riguardanti gli altri terremoti del Friuli del 1976 e dell'Irpinia del 1980, che incidono, rispettivamente, per lo 0,0511 e 0,0387 di Euro al litro. Per sostenere economicamente le missioni militari in Libano (1983) ed in Bosnia (1996) servono invece quelle che donano 0,106 di Euro per la prima e 0,0114 per la seconda e che lo Stato italiano intasca.
Con l'avvento del nuovo millennio, ulteriori accise sulla benzina sono state create ed inserite ed ancora per svariati motivi: da quella per rinnovare il contratto degli autoferrotranvieri del 2004 fino a quella per fronteggiare l'emergenza degli immigrati, a seguito della crisi umanitaria in Libia nel 2011. Tra le più recenti ed anche giustificate troviamo anche quelle per aiutare la ricostruzione dopo i terremoti dell'Aquila del 2009 e dell'Emilia del 2012.
Come si può notare, a fronte di alcuni oneri che potrebbero essere anche ammessi e sopportati, in quanto destinati a finanziare le opere di ricostruzione di aree oggetto di terribili eventi sismici o alluvionali nel recente passato, si ritrovano anche accise sulla benzina che non avrebbero più ragione di esistere perchè connesse ad emergenze belliche o situazioni geopolitiche ormai conclusi da decenni, come appunto sono la guerra d'Etiopia o la crisi di Suez.
In conclusione, si pagano ben 17 accise sulla benzina e, come abbiamo visto, ancora per eventi ormai lontanissimi negli anni, e che potrebbero essere tranquillamente eliminate al fine di gravare meno sul costo del carburante.
Come abbiamo visto, per quanto riguarda in particolare il carburante per autotrazione, sono state inseriti tali balzelli con l'obiettivo di fronteggiare, a livello economico-finanziario, svariate situazioni di emergenza. Tuttavia, negli ultimi decenni, pur venendo meno le motivazioni originarie alla base della loro creazione, essi non sono stati aboliti, bensì inseriti tutti in un'unica accisa generica senza più neanche un riferimento a cause o motivazioni originarie.
Tutto ciò, come detto, ancora grava sui contribuenti italiani e sull'uso di diversi veicoli (automobili o motocicli che siano), sia per motivi privati che di natura professionale.